Per il proprio futuro le case famiglia sperano…nel Buon Samaritano – Lettera per Tronca e Zingaretti

Roma capitale solo se in grado di prendersi cura dei più fragili, proprio come la Lupa Capitolina si prese cura di Romolo e Remo, che non erano figli suoi. 

Papa Francesco ha aperto il Giubileo ricordando la figura del Samaritano, una storia bellissima, perché descrive quello che tutti i cittadini, ovvero le persone che vivono in una comunità, dovrebbero fare. La compassione (cum-patere: provare assieme le medesime ferite, sentimenti, gioie) non si delega: è compito di tutta la comunità il “farsi carico”. Non si può non vedere. Non si può non fasciare le ferite, non versare vino e olio. Caricare sul giumento. Ma non basta!

È alla fine la parte più importante, quando il giorno dopo, il Samaritano si preoccupa di pagare l’oste. Gli dice “Prenditi cura di lui” (Επιμελεομαι) e non solo tira fuori due denari, ma aggiunge: “Se spenderai di più, ti rifonderò”. Solo con la compassione senza la locanda e l’oste – l’uomo al centro dell’azione del Samaritano è destinato a morire di stenti sul ciglio della strada.

Chi scrive di mestiere fa proprio “l’oste”.  A Roma esistono tante case famiglia per persone con disabilità e per ragazzi e per bambini e per donne in difficoltà: per persone che non hanno una famiglia che possa prendersi cura di loro. La città, che è la loro comunità, invece di mandarli in anonimi istituti, ha scelto, per fortuna, di accoglierli in casa famiglia.

Sono case calde, belle e accoglienti, dove lavorano persone che haivoglia a “farsi prossimo” e a versare fiumi di vino e olio; anzi, mi permetto di sottolineare, rendono la vita ferita dei ragazzi, dei disabili, delle donne accolte una vita bella, una vita possibile, nella quale le ferite si trasformano in “feritoie” e attraverso le quali passa la Vita vera ed si scorgono pezzi di umanità.

Proprio “in qualità di oste” mi rivolgo al prefetto Tronca, che ringraziamo per la piena attenzione dimostrata nell’incontro dello scorso dicembre, e al presidente Zingaretti in forza della sua sensibilità e intelligenza.

Le case famiglia, ognuna autonoma e diversa, si sono riunite in un’associazione di secondo livello, “Casa al Plurale” di cui io ne sono il presidente. Sono oltre cinquanta le case famiglia rappresentate, nelle quali vivono 300 persone con disabilità, 80 minori e molte mamme in difficoltà. Ci lavorano 400 operatori.

Perché vi scrivo dunque? Scrivo perché la mia comunità – la Capitale d’Italia – non vuole ricordare l’ultima parte, quella più “laica” e concreta, quella meno romantica della parabola del Samaritano. Si è dimenticata che prendersi cura significa trovare i “due denari” per fare in modo che la Vita delle persone ai margini possa essere degna di essere vissuta.

Bisogna, con coraggio, fare delle scelte. Se i denari sono pochi, andranno destinati per prima cosa ai più fragili, ai più deboli. Caro Commissario, Caro Presidente, ad oggi il Comune di Roma e la Regione Lazio stanziano per le case famiglia meno della metà di quanto servirebbe.

E con i soldi stanziati non è possibile pagare il lavoro dei tanti “osti”: educatori professionali, assistenti, non è possibile garantire la sopravvivenza delle case famiglia. In questo momento, solo con i finanziamenti previsti da Comune e Regione, la paga di un educatore professionale sarebbe pari a 1.54 euro per ogni ora di lavoro! Non è possibile, dunque, “Επιμελεομαι”: prendersi cura.

Roma Capitale si riprenda il suo ruolo: sarà capitale solo se in grado di prendersi cura dei più fragili, proprio come la Lupa Capitolina si prese cura di Romolo e Remo, che non erano figli suoi.  E’ questa la sfida che lanciamo per il futuro di Roma e di tutti i suoi cittadini, nei prossimi cento giorni.

Mi piacerebbe invitarvi in casa famiglia: vorrei presentarvi Emilia, che non vede e ha un grave ritardo, ma che è felice. Felice di vivere. Vorrei mostrarvi come la Vita diventi bella e degna di essere vissuta, purché si venga messi in condizione di viverla a pieno. Ognuno per come può. Ma questo è possibile solo con i famosi denari dati alla locanda, di cui si fa carico il Samaritano!

Luigi Vittorio Berliri

Presidente di Casa al Plurale

 

 

 

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