Gentile Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
riprendo il testo di una lettera di tre anni fa, purtroppo ancora attuale. Le scrivevo, mi permetto di riscrivere quasi le stesse cose di tre anni fa. La situazione non è cambiata; e un suo accorato appello alle Regioni e alle istituzioni perché si trovino i fondi per le persone con disabilità potrebbe aiutare.
Venerdì scorso, ero presente alla tenuta di Castel Porziano per la festa a cui hanno partecipato tante persone con disabilità. Lei ha fatto un gesto significativo, non solo perché ha offerto la possibilità di godere di una delle tenute più belle d’Italia a tante persone con disabilità che vivono nelle case famiglia di Roma, ma soprattutto, perché col suo gesto ha detto a tutta l’Italia e non solamente alle persone ospitate: “Apro le porte” (che espressione complicata di questi tempi!) ai mie concittadini, li metto al posto d’onore, riconoscendo loro piena cittadinanza. Non pietà o carità, ma cittadinanza.
Anche quest’anno nel suo bel discorso (se posso permettermi, troppo breve, le sue parole sono importanti, non si faccia timore di dirle!), ha fatto riferimento all’articolo 3 della Costituzione (“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”): Lei si è richiamato a questo dovere. Abbiamo bisogno di gesti esemplari e il suo lo è stato.
Ha notato quanta Vita, quanta festa nella festa, le persone con disabilità hanno portato?
Signor Presidente, per dare cittadinanza piena alle persone con disabilità che vivono in casa famiglia (e, mi faccia dire, ai tanti bambini, anche senza disabilità, che sono in casa famiglia) servono educatori preparati e premurosi, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno: e tutto questo ha un costo. E uno Stato che intenda essere fedele all’articolo 3 della Costituzione deve trovare le risorse economiche per fare fronte ai bisogni dei suoi cittadini.
I fondi stanziati per le politiche sociali del Comune di Roma sono totalmente insufficienti. Lo Stesso vale per la Regione Lazio. Lo sa perché? Perché questi nostri concittadini costano! e costano tanto. Ma di fronte a un costo elevato uno stato civile si attrezza per trovare le risorse, non per eliminarli (lo faceva il nazismo, Dio ce ne scampi!)
Sono il presidente di “Casa al Plurale”, l’associazione che riunisce tante case famiglia della Capitale per persone con disabilità e per bambini e adolescenti. Sono 380 le persone ospitate, e quasi mille i bambini. Un’associazione di secondo livello, “plurale” per l’appunto. E sento fortissimo il dovere di dirle queste cose. Il dovere di non tacere. Di dare voce a chi voce non ce l’ha. E di dirle che oggi il Comune di Roma stanzia per gli educatori professionali che lavorano in casa famiglia 1,54 euro l’ora. Ho avuto già modo di dirlo pubblicamente al Sindaco, ai giornali, più e più volte (per citare un esempio)
1,54 euro l’ora: non sono numeri tirati a caso, per conquistare un titolo di giornale. Sono frutto di uno studio serio che abbiamo realizzato in questi anni.
Penso che sia compito di tutti i livelli istituzionali garantire questi fondi.
Scrivo a Lei perché ci ha incontrati, ci ha visto e ha visto. Ha visto quella Vita e quanta felicità è possibile. E dopo aver visto, si diventa responsabili (Lévinas parla di responsabilità irrecusabile). Non le sto chiedendo un contributo economico personale, le sto chiedendo di intervenire presso tutti gli organi istituzionali affinché le persone in casa famiglia ricevano l’assistenza di cui hanno bisogno.
Mi farebbe piacere incontrarla, con una piccola rappresentanza, se crede, delle case famiglia. Per dirle di persona tutto questo. Molti auspicano che si possano aprire ancora tante case famiglia, ma se continua cosi, invece di aprirne di nuove, saremo costretti a chiudere quelle esistenti.
Un caloroso saluto e ancora Grazie!
Luigi Vittorio Berliri
Presidente di Casa al Plurale
Leggi anche il comunicato stampa